Fediverso o feduguale: il settarismo come peccato originale del Fediverso italiano

Mentre Mastodon era nato da poco più di un anno, si creava l’esperimento più longevo del fediverso italiano, il server bida.mastodon.im.

Prendiamo un paragrafo a caso da uno dei comunicati pubblicati dal loro sito e cerchiamo di capire perché il fediverso italiano è nato settario:

Comunicato 17/11/2018

Convocazione Assemblea dell'istanza mastodon.bida.im - Sabato 8 dicembre 2018

Proseguiamo con il percorso di riappriopriazione degli strumenti e piattaforme informatiche organizzando questa prima assemblea di instanza.
L'assemblea e' aperta a: tutt* gli/le iscritt*, alle persone del fediverso che interagiscono con mastodon.bida.im, a chi e' interessat* alla creazione e promozione di nuove istanze di piattaforme di social network basate su software libero con lo scopo di creare una federazione di istanze in lingua italiana capace di coprire il territorio.

Convocazione assemblea di Bida del 17/11/2018

Come è evidente, le parole scelte e la loro costruzione richiamano fortemente il linguaggio identitario che caratterizza l’ambiente dei centri sociali.

No, la similitudine non è mia

Poco male. Ognuno è libero di utilizzare il linguaggio che vuole e, in questo caso, mi sembra anche un giusto richiamo all’ambiente da cui è nata l’iniziativa di Bida, oltre che un efficace sistema segnaletico per filtrare i potenziali iscritti.

Peccato che, tranne l’esperimento di mastodonti.co (no, l’istanza attuale non c’entra con quella vecchia), iniziato nell’aprile 2017 e conclusosi poco più di un anno dopo, questo era tutto il mastodon a disposizione per gli utenti italiani.

Il problema identitario però non era certo limitato a bida e alle altre quattro istanze “autogestite” (stereodon, cisti, nebbia, puntarella) germogliate sul solco tracciato da bida.

“Ecco perché abbiamo fatto nascere un social network libero”

A giugno del ’21 Carlo Gubitosa, amministratore di sociale.network, pronunciava queste parole:

Mi spiego: il contesto dei social network liberi permette alle persone di sottoscrivere un patto sociale anziché una policy aziendale. Nel fediverso decentralizzato non solo non sei in una bolla perché vedi nella timeline federata migliaia di nodi e migliaia di nodi vedono quello che fai tu, ma in questo universo sei libero di scrivere un patto.

Quello presente su sociale.network è quello di essere una comunità ecopacifista, nonviolenta, antirazzista, antisessista, antifascista, e che non tollera discorsi d’odio e disinformazione pseudo-scientifica. Dopodiché, se uno si identifica in questi principi entra in questa comunità virtuale.

Da un’intervista a Carlo Gubitosa, fondatore dell’istanza sociale.network (grassetto mio)

Settario? Magari no, ma sicuramente esclusivo e identitario.

Ora sebbene non sia un problema urgentissimo, secondo me è abbastanza importante chiedersi in quale istanza dovrebbe iscriversi un liberale, un cattolico, un conservatore, un socialdemocratico, un “azionista” (nel senso del Partito d’Azione e non del partito di Azione…) un libertario di destra, un nuclearista, un qualunquista o semplicemente un soggetto apolitico. Ma quello che è ancora più importante sarebbe capire DOVE potrebbe iscriversi qualcuno che NON VUOLE AVERE SOLO a che fare con anarchici, comunisti, pacifisti ed ecologisti (o quantomeno non vuole sentirsi meno accettato).

Ovviamente dovrebbe iscriversi su un’istanza generalista molto più permissiva come mastodon.uno! O no?

La risposta ambigua alla domanda sbagliata…

In realtà mastodon.uno non è così permissivo come potrebbe sembrare.

Si tratta di un’istanza dichiaratamente antifascista, il ché non è certo un problema ma anzi dovrebbe essere normale almeno in qualsiasi paese democratico, anche se in Italia questo già indica un posizionamento politicamente molto chiaro che tende a escludere più della metà degli Italiani (vi siete accorti che ormai la maggioranza della popolazione non sembra più riconoscere l’antifascismo come valore assoluto? Ops…).

Inoltre, il linguaggio utilizzato è fin dall’inizio quello del collettivo studentesco antikapitalista intinto in salsa cypherpunk:

Il web è relegato in giardini recintati e gigantesche server farm che sono nelle mani di poche giganti aziende tecnologiche. I nostri post finiscono nelle bacheche di Facebook e Twitter, soggiogati dai termini di servizio che queste aziende americane impongono. Le foto e i video finiscono su piattaforme come Instagram, Snapchat e YouTube, atolli digitali completamente isolati l’uno dall’altro. Tutte queste grandi aziende sono impegnate nell'estrarre valore dai nostri contenuti, nel profilarci nel modo più preciso possibile, in modo tale da influenzare i nostri comportamenti di acquisto, le nostre preferenze politiche, la nostra percezione della realtà, solo in funzione della loro crescita economica.
I social commerciali quindi offrono i loro servizi gratuitamente ma traggono profitti dalla profilazione dei gusti e delle preferenze degli utenti. Questo viene chiamato il "Capitalismo della sorveglianza" e la sua accettazione da parte del pubblico attraverso l'argomentazione "non ho nulla da nascondere" è stata ben descritta nel documentario "Nothing To Hide".

“Hei, guarda un po’ come siamo alternatàivi!”

No. Non sembra il paradiso del liberale e non lascia molto spazio neanche alla speranza di poter trovare una qualche tolleranza verso una minima apertura alla vocazione commerciale dei social.

Il Fediverso è la comunità delle community, privo di pubblicità e di scopi di lucro, privo di algoritmi di profilazione e modifica comportamentale.

Ma non era un’istanza commerciale?

Inoltre su mastodon.uno c’è una delle policy contro le “fake news” più eccessiva del fediverso italiano:

Ad esempio non sono ben accetti: diffusione di verità dubbie o alternative, falsità, prove aneddotiche, false citazioni, false conferme o citazioni circolari, contenuti che provocano shock, teorie cospirative, trame oscure, disinformazione, sensazionalismo, propaganda, dicerie, bufale, leggende urbane, pseudoscienza.
E’ una regola basilare quella di non pubblicare contenuti inesatti, imprecisi o falsi. Quando si condivide un’informazione è importante essere certi del grado di veridicità ed è buona norma citare la fonte della notizia. Il fenomeno delle bufale trova infatti il suo ossigeno proprio nella condivisione selvaggia di una notizia priva di fondamento da parte di utenti che si lasciano colpire emotivamente senza farsi troppe domande, oppure sono troppo pigri per verificare, anche solo cercando velocemente sui motori di ricerca.

E che cazzo! Cos’è una rivista scientifica?

Non voglio mettere in dubbio la buona volontà dei moderatori di mastodon.uno, ma sembra evidente quanto siano terrorizzati dalle fake news!

Non è chiaro poi chi è che debba stabilire il grado di falsità dei contenuti pubblicati nell’istanza né attraverso quali strumenti culturali/scientifici/archivistici e quali risorse economiche sia in grado di farlo (il fact checking è una delle voci di costo più esose anche nelle redazioni giornalistiche!).

Il fattore “woke”

Capiamoci bene, personalmente mi sta sul cazzo chiunque usi la parola woke, ma il termine ha il merito di essere in grado di evocare quel fastidio per gli ambienti fortemente progressisti.

In questo caso, indicato su quello che ancora si chiamava Twitter, vediamo che un utente è stato sospeso da Mastodon.uno semplicemente perché ha espresso un’opinione (un’opinione di merda, ma pur sempre un’opinione).

Misss Freedom è una stronza? Si è vero. Ha ragione? Forse no. Solleva un problema serio? Sicuramente si!

Questo comportamento può essere più o meno condivisibile e tutto sommato tra le istanze grandi mastodon.uno è oggettivamente l’istanza più adatta alla maggior parte degli utenti che non siano anarchici, marxisti, maoisti o trozkisti, ma ci fa porre una domanda:

se questa è l’istanza generalista per eccellenza del fediverso italiano, allora il feiverso italiano ha un grande problema di pluralismo!

O mio dio… sembrano parole di Maurizio Belpietro

Bida vs mastodon.uno (2021)

Nell’assemblea aprile del 2021 emerge ancora (non lo leggerete nel comunicato, ma nella minuta dell’incontro) un forte sentimento di delegittimazione verso mastodon.uno:

“Su mastodon.uno: natura commerciale dell’istanza, soltanto un modo diverso di presentarsi rispetto a fb”

Uno stralcio dalla minuta

Siccome è evidente l’approccio ideologico dei gestori dell’istanza mastodon.uno contro i social commerciali e che, per loro, pubblicità e servizi a pagamento sono lo sterco del diavolo, non posso che restare disorientato rispetto a questa affermazione: la definizione di “natura commerciale” sembra puerile, impropria o semplicemente disonesta (guarda caso sarebbe perfettamente funzionale alla delegittimazione del “concorrente”).

Probabilmente non è nessuna delle tre, ma è soltanto estremamente ideologica e identitaria: probabilmente l’approccio di mastodon.uno è solo troppo dirigista (non c’è un’assemblea periodica degli utenti) e troppo indulgente con le strategie SEO (al punto da presentarsi non semplicemente come “prima istanza generalista”, ma come “prima istanza” mastodon italiana) per i parametri di un’istanza dura e pura come bida.

mastodon.uno vs bida

Qusti comportamenti di ostilità hanno determinato una reazione scomposta e piuttosto spiacevole, da parte dell’amministratore di mastodon.uno che ha portato avanti una campagna vittimista molto serrata, contestando agli amministratori di bida una lentezza quantomeno sospetta nell’eliminare alcuni violenti messaggi di minacce da parte di un suo utente nei confronti dell’amministratore di M1 e, successivamente, accusando gli amministratori di bida di essere complici soddisfatti di quelle minacce e quindi relegando al ruolo di istanze problematiche quelle da cui partivano attacchi scomposti contro mastodon.uno e il suo amministratore.

Non una conflittualità inter-istanza, ma una conflittualità interna

Se queste schermaglie ricadono né più né meno nell’ambito della faida, mi sembra chiaro che il problema reale non sia tanto la facilità in cui si cade nella rissa per ottenere la “supremazia” nel fediverso italiano (un risultato non così prestigioso da giustificare certi comportamenti), quanto piuttosto un semplice problema di saturazione degli spazi “a sinistra” dovuti alla mancanza di spazi politici centristi, liberali o di destra.

Questa impostazione ideologica di sinistra comune a tutte le istanze più grandi rende probabilmente molto difficile accettare da parte delle cosiddette “istanze autogestite” l’invadenza dell’istanza mastodon.uno nel loro campo; dall’altra rende gli amministratori di mastodon.uno estremamente preoccupati di essere delegittimati nella loro “sinistrità”, cosa che comporterebbe il rischio di essere considerati un’istanza confortevole per gli utenti di destra, che in questo momento sarebbero un elemento difficilissimo da gestire e porterebbero moltissima conflittualità, sospensioni e un grande rischio di shitstorm; è la reazione a questo che probabilmente li porta a delegittimare a sua volta i comportamenti delle istanze autogestite.

La soluzione

L’appello lanciato da bida il 28 aprile dell’anno scorso, benché presenti certamente alcuni limiti (toni passivo aggressivi, mancanza di reciprocità), è certamente un buon punto di partenza.

Quindi vi rivolgiamo un appello, admin di mastodon.uno: basta attacchi strumentali contro Bida, basta black-list, basta cherry picking e accuse sull’istanza. Pratichiamo la decentralizzazione, non la competizione: che ognunə lavori per rendere la propria istanza accogliente e interessante per lə propriə utenti, senza gettare fango su altre istanze. Si può fare!

facciamoci ognuno i cazzi nostri” sarebbe stato meglio di “fatti i cazzi tuoi” ma ok lo stesso

C’è da dire comunque che l’istanza bida è stata piuttosto coerente: nell’ultimo anno non mi è capitato di scorgere campagne di attacchi da bida vs mastodon.uno e mi sembra che mastodon.uno abbia praticamente fatto sparire le vecchie valutazioni negative espresse su bida.

Lo sbilanciamento ideologico a sinistra da parte della maggior parte delle istanze può quindi essere superato, anche se si tratta di un percorso che non è né facile né rapido né immmune da brusche frenate, anche perché:

  • nessuna delle 5 grandi grandi istanze sarà mai disposta ad ammettere di essere non troppo diversa dalle altre, ma anzi quanto più rischierà di sembrare simile alle altre, tanto più cercherà di farsi vedere più diversa di quanto non sia
  • la concentrazione di tanti nuovi utenti italiani nelle istanze di Gargron o l’iscrizione di tanti italiani su altre istanze tematiche inglesi, renderà aggressive alcune istanze ancora piccole o farà innervosire quelle ormai piccole
  • il fediverso italiano è così piccolo che anche alcuni “cani sciolti”, più versati al piagnisteo o al vittimismo o più orientati alla ricerca di “alleanze” con altre piccole istanze contro le istanze più grandi (si, sto parlando di M1!) possono rinfocolare polemiche vecchie di mesi o di anni o problemi mai seriamente elaborati. E i materiali non mancano, ma questo sarà l’argomento del prossimo post!

Se vuoi contattarmi puoi farlo qui!

Una replica a “Fediverso o feduguale: il settarismo come peccato originale del Fediverso italiano”

  1. […] succede in Italia, si prende molto sul serio, aprendo l’inevitabile blog.Ora a leggere questo:un po’ ci si innervosisce, un po’ vien da ridere.Al fondo il tema più pressante […]

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